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Leccio

Il leccio (Quercus ilex L., 1753) detto anche elce, è una albero appartenente alla famiglia delle Fagaceae, diffusa nei paesi del bacino del Mediterraneo. Il leccio è longevo e può superare i cento anni.

Il leccio è generalmente un albero sempreverde con fusto raramente dritto, singolo o diviso alla base, di altezza fino a 20-25 metri. Può assumere aspetto cespuglioso qualora cresca in ambienti rupestri.

La corteccia è liscia e grigia da giovane, col tempo diventa dura e scura quasi nerastra, finemente screpolata in piccole placche persistenti di forma quasi quadrata.

I giovani rami dell’anno sono pubescenti e grigi, ma dopo poco tempo diventano glabri e grigio- verdastri. Le gemme sono piccole, tomentose, arrotondate con poche perule.

L’apparato radicale è robusto, fittonante, si sviluppa già dai primi anni di vita e può penetrare per diversi metri nel terreno. Questo comporta una notevole resistenza alla siccità (la pianta va a trovare l’acqua in profondità), ma anche problemi di trapianto, che questa specie sopporta male. Le radici laterali possono essere anch’esse molto robuste e spesso emettono polloni.

Cippi claviformi

In Valdera sono comuni i grandi monumenti funerari non figurati (aniconici) costituiti da cippi a forma di clava in marmo, talora dotati di ornamenti incisi o di iscrizioni; il cippo sulla sinistra proviene da Villa Saletta (Palaia) quello sulla destra venne trovato in località Saltero (Capannoli).

Epoca

III-II secolo a. C.

Luogo del ritrovamento

Palaia – Capannoli

Tomba di Montevaso

La tomba venne alla luce per puro caso alla fine del gennaio 1978 in seguito al passaggio di una mandria di bestiame che causò il crollo di una piccola parte del soffitto.

Il corredo per lo più integro e in buono stato di conservazione è composto di 49 oggetti, attribuibili a 5 diverse deposizioni (4 incinerazioni e una inumazione) tutte databili fra il III e II secolo a.C.

Epoca

III-II secolo a. C.

Luogo del ritrovamento

Chianni

Ripostiglio di Fornacette

Nel 1913 nell’area di Fornacette, nel corso dei lavori per l’ampliamento dell’Emissario del Bientina, venne alla luce un ripostiglio di quasi duecento monete romane d’argento. La moneta più antica del tesoretto è un denario databile al 133 a.C; Il ripostiglio risulta chiuso nell’anno 1 – 2 d.C. con una notevole quantità di denari di Augusto.

Epoca

II a.C-I secolo d. C.

Luogo del ritrovamento

Fornacette di Calcinaia

Agontano del gruzzolo di San Giusto

Nel 2008 venne alla luce un piccolo ripostiglio di 32 monete medievali in località la Pievaccia, Capannoli, sulla riva destra del fiume Era. Nel tesoretto è presente anche un grosso d’argento di Ancona, detto “Agontano”, databile alla secoonda metà del XIV secolo.

Epoca

XIV secolo

Luogo del ritrovamento

Capannoli

Rete muse ale della Valdera

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Comune di Capannoli

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